Pino

di Laura Nicoli

Sinonimi: pino selvatico, pino di Scozia, pino di Norvegia, pino comune
Nome scientifico: Pinus Sylvestris
Famiglia: Pinacee
Etimologia: dal nome latino del pino “pinus” che deriva dal sanscrito “pitu” attraverso il greco “pitus”.
Zona d’origine: Asia, Europa
Habitat: montuoso, su terreni sabbiosi e ghiaiosi
Foglie: aghiformi, robuste, lunghe 7 cm, in paia, da blu-verdi a blu-grigie
Profumo: fresco, resinoso, di bosco
Colore: incolore o giallo chiaro
Energia: yang
Simbologia planetaria: Marte, Saturno
Proprietà: stimolante generale e nervoso, stimolante delle ghiandole surrenali, espettorante, antisettico, decongestionante linfatico, antireumatico, antinfiammatorio, stimolante biliare, deodorante
Indicazioni principali: tosse, affezioni delle prime vie respiratorie, sinusite, raffreddore, influenza, reumatismi, dolori muscolari, cistite, affaticamento, convalescenza, ipersudorazione
Avvertenze: da diluirsi prima di applicarlo sulla pelle. Da non utilizzarsi per bambini e anziani. Da usarsi con moderazione

Albero di prima grandezza, alto sino a 30 metri, molto longevo e molto resinoso, a tronco diritto o tortuoso in rapporto alle condizioni di stazione, con rami principali orizzontali ad apice rivolto in alto; corteccia squamosa, rosso-ocracea in gioventù, indi grigio-bruna e solcata. Foglie lineari più brevi nelle razze settentrionali, più lunghe in quelle meridionali.
Il pino silvestre occupa un vastissimo areale che si estende a quasi tutta l’Eurasia, dalla Spagna alla Manciuria, e al nord si spinge sino in Scandinavia. In Italia vive spontaneo solo sulle Alpi e in poche stazioni dell’Appennino settentrionale. Predilige le grandi valli continentali, secche e solatie, dette appunto “valli a pino silvestre”. Per questa sua frugalità e larga adattabilità, accompagnata da un accrescimento abbastanza rapido, si usa molto nei rimboschimenti.
Come pianta pioniera il pino silvestre formava insieme alla betulla i primi boschi dopo il periodo glaciale; venne però sostituito da querce e faggi. Fu coltivato dall’uomo per l’elevato contenuto di resina, la distillazione della quale non solo forniva il catrame per impermeabilizzare botti ed imbarcazioni e l’olio di trementina impiegato come solvente, ma anche la colofonia (o pece greca) utilizzata per impregnare gli archetti dei violini. Le porzioni di fusto molto ricche di resina, spaccate in bastoncini lunghi 20 cm venivano impiegate ancora nel XIX secolo per l’illuminazione. Poiché un pavimento di questo legno ricco di resina non scricchiola, i palchi dei teatri sono fatti generalmente in pino nero.
Il legno di pino ha un impiego versatile: legno da opera, per falegnameria in lavori di carpenteria, realizzazione di interni e mobili, legno per industria nella costruzione di pannelli, parti costruttive incollate ed altri semilavorati. Il legno di pino impregnato viene spesso utilizzato nei parchi giochi e per pali.
Nel sottobosco della Pineta è facile trovare l’Uva orsina (Arctostaphylos uva-ursi) insieme a cespugli di Ginepro (Juniperus communis e Juniperus nana) e di Crespino (Berberis vulgaris).
I miti legati al pino, grande albero sempreverde molto caro agli antichi, sono legati a grandi eventi luttuosi dell'universo maschile: è sotto un pino che il giovane, bellissimo Attis si sacrificò, evirandosi e morendo dissanguato in nome della Grande Madre Cibele e venendo trasformato da Zeus in un pino; il più grande tra i Paladini di Francia, Orlando, nella battaglia di Roncisvalle perì, con la spada in pugno, ai piedi di un pino.
Nella costruzione delle navi, impresa maschile per eccellenza, era impiegato legno di pino. Il pino, come il cipresso, è albero funerario e fallico, legato ai temi della virilità e della fertilità spirituale, della morte ma anche della resurrezione: la pigna simboleggia il membro virile ma i pinoli in essa contenuti sono il "frutto di Cibele", la Grande Madre. Dal sangue di Attis caduto sul terreno spuntano violette; l'esperienza della morte, in cui la terra si riprende coloro che ha generato, è necessaria perché possa avvenire una nuova fecondazione e ripetersi un nuovo ciclo di generazione.
Il pino è anche caro al dio Dioniso, colui che fa crescere i frutti e per gli Assiri esso è il guardiano della vita. Camminare in un bosco di pini aiuta a riconnettere l'uomo con i propri cicli vitali e a riarmonizzarsi con gli eventi naturali: con la sua mutilazione Attis, l'iniziato, si ricongiunge agli dei e pone fine alla sua corsa verso l'indefinito materiale, sacrifica il suo corpo per risorgere come Albero della Vita. Riposarsi o addormentarsi sotto un pino, pianta simbolica, fa rinvigorire la gioia di vivere, ritrovando le giuste proporzioni tra la componente materiale e quella spirituale. Albero simbolo di immortalità, con la sua energia arborea esso restituisce la speranza a chi ha smarrito le motivazioni e la gioia di vivere.
Jean Valnet, autorità in campo aromaterapeutico, inserisce tra le indicazioni dell'essenza di pino anche la voce impotenza. Secondo la legge dell' analogia, che accomuna eventi dello stesso senso, e poiché "il simile si cura con il simile", è possibile che l'essenza di pino, così legata per simbologie e miti al mondo maschile, possa agire stimolando la libido negli "Attis" del mondo moderno che soffrono di un complesso materno, per cui, trattenuti virtualmente sotto l'ala della loro "Grande Madre", hanno difficoltà a esprimere la propria virilità. Non è un caso che la pubblicità di un noto bagnoschiuma al pino silvestre abbia per anni mostrato l'immagine di un cavallo selvaggio sprizzante di energia, che galoppa senza freno. L'essenza di pino ha un effetto stimolante e dinamizzante sulla corteccia surrenale, la ghiandola endocrina deputata alla reazione dell'organismo allo stress: quindi è indicata anche in caso di affaticamento, stanchezza, convalescenza, caduta della libido per surmenage.
In questi casi, un buon bagno stimolante al matti­no con qualche goccia di pino dà una sferzata di energia e aiuta ad affrontare le incombenze della giornata. A livello dell'apparato respiratorio il pino svolge un'azione balsamica, antisettica ed emolliente. Per vaporizzazioni, inalazioni, frizioni sul petto, trova impiego in caso di bronchiti, tosse, raffreddori, tracheiti.
L’olio essenziale di pini silvestre ha un grande potere stimolante e dinamizzante, utile in caso di stanchezza con pressione arteriosa tendenzialmente bassa, apatia, stati di convalescenza, depressione. Agisce stimolando la corteccia surrenale, deputata a produrre gli ormoni per la risposta dell’organismo allo stress, tonifica rinvigorisce la mente come una passeggiata in un bosco di pini in montagna. È consigliato per docce e bagni aromatici, per massaggi tonificanti e, diffusi, nell’ambiente, per migliorare la respirazione.
La sua “specializzazione” è l’apparato respiratorio. Il suo profumo funziona come un potente antisettico delle vie aeree superiori, dei polmoni e dei bronchi. Rende il respiro più ampio e profondo procurando un immediato sollievo in caso di raffreddori e sintomi influenzali. Aiuta a fluidificare il catarro. Dirige uno stimolo a livello della corteccia surrenale ed è per questo che ha la capacitò anche di rigenerare le forze vitali e l’umore.
Stimolando fegato e cistifellea, aiuta a digerire i grassi superflui. Viene usato in caso di prostatite, cistite, infezioni delle vie urinarie, impotenza maschile. Per il suo potere circolatorio e rubefacente è indicato nelle affezioni reumatiche, dolori e strappi muscolari, gotta e cellulite. Eccellente rimedio nell’iperidrosi plantare, aiuta in caso di gonfiori alle gambe ed alle caviglie.
È adatto per deodorare e ridurre la sudorazione eccessiva (per pediluvi, bagni). Per massaggi è efficace contro il mal di schiena, tonifica la circolazione, stimola la diuresi e la funzione epatobiliare. Può aiutare anche i giovani nel loro processo di crescita psicoemotiva e quanto faticano a sviluppare una propria autonomia perché frenati da sensi di colpa e da conflitti interiori (per massaggi, docce, applicazione localizzata ai polsi, al palmo delle mani).

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