LA ROTTA DI ULISSE

 


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Come fottere il destino
(senza che il destino se ne accorga)

Conversazione astro-psico-filosofica nientepopodimeno che

sulla possibilità di mutare il corso dell’esistenza

 

di Massimo Michelini

Chi mi conosce sa che sono nato provocatore ed è assai probabile che morirò tale, ben felice di conservare il mio ruolo. Non è una scelta calcolata, gli astri mi hanno disegnato così e, in tutta sincerità, non mi dispiace nemmeno.
Ammetto anche che l’argomento di questa conversazione mi è scaturito a mo’ di boutade durante una delle mie quotidiane passeggiate in bici, capaci quasi sempre di restituirmi la serenità, nel caso l’umore mi girasse al basso. Mentre ero a spasso ricevo un Whatsapp di Franca Mazzei che mi sollecita la partecipazione al congresso. In quel momento non potevo avere la certezza di poter essere presente ma, dopo breve rimuginare, decido che comunque manderò un breve commento che, se non ci fossi, costituirà comunque un atto di presenza simbolica.
Già, ma di cosa voglio parlare? Da tanto non ho più voglia di fare ricerche “classiche” e tento di addentrarmi in sentieri inesplorati. In quel momento stavo canticchiando una incantevole canzone di Vasco Rossi per Patty Pravo, “La cambio io la vita che non ce la fa a cambiare me…” Una sorta di mantra che si risveglia nella mia mente di combattente quando devo affrontare prove dure. Quindi i miei neuroni vanno in cortocircuito e nasce un titolo che so e non so come svilupperò. Ma mi diverte troppo e so che quella sarà la direzione.

Nientepopodimeno, mi viene in mente che voglio fottere il destino, senza però che il destino stesso se ne accorga. Già, mica penserete che il destino vi lasci fare quello che volete? Il destino è una cosa seria. Eppure…

Ne La marchesa von O, un bel film di Eric Rohmer del 1976 tratto da una novella di Heinrich von Kleist, si narra del singolare caso di una nobildonna rimasta incinta in maniera misteriosa, mentre è in preda a un sonno pesante indotto da una pozione ingerita per superare il trauma della guerra. Per scoprirlo, la marchesa pubblica addirittura un annuncio su un giornale, e colui che ha commesso il fattaccio si farà vivo per un incantevole e salvifico happy ending.
Già ma cosa c’entra col fottere il destino? Parrebbe anzi che alla marchesa del film sia accaduto l’inverso.
Volente o volente, tocca per forza sfiorare l’argomento della determinazione o del libero arbitrio. Fermo restando che ognuno ha una sua idea in materia e quasi mai la cambia, né basteranno le mie chiacchiere in libertà per convincerlo. Che dice l’astrologia in proposito? L’arte di cui ci occupiamo traccia un quadro preciso, a volte impressionante, della nostra personalità, come pure segnala in modo chiaro quello che ci accadrà in futuro. Sembra quindi che il margine di libertà sia quanto meno ridotto, forse inesistente.

Ma quel margine è quello in cui si può sperare di giacere col Signor Destino, augurandosi che lui non se ne accorga come la Marchesa Von O., per ritrovarsi poi incinto senza averlo voluto. E, tutto sommato, felice della gravidanza inattesa.

Mi viene in mente poi uno dei romanzi brevi che più amo, La morte della pizia di Friedrich Dürrenmatt. Libro piccino ma intenso in cui si narra nientepopodimeno che di Edipo e delle profezie che lo riguardano. Dove tutto all’apparenza è casuale ma alla fine il caso si rivela essere quello che la Pizia del titolo, una veggente anziana, artritica e girata male, ha sentenziato al padre di Edipo per toglierselo dalle scatole.
Pur trattandosi di una serie di assurdità che sembrerebbero scritte da un pessimo sceneggiatore.
Laio, sentendo che il figlio che la moglie porta in grembo lo ucciderà e andrà a letto con la madre, cerca di aggirare la sentenza del fato mandando il figlio lattante a morire per mano di un suo sicario. Sappiamo tutti come è andata a finire. Ossia Edipo uccide il padre per “caso”, sposa la madre senza avere il minimo sospetto di chi si tratti, sempre “per caso”, e, quando scopre chi è il suo vero padre, si acceca. Laio ha provato a fottere il destino, ma il destino ha fottuto lui, e scusate il francesismo.
Ma c’è un modo per infilarsi in una sliding door differente, per citare un delizioso filmetto con Gwineth Paltrow? Io penso di sì, sempre nell’ambito delle ipotesi personali. Premetto che sono determinista al novantotto per cento. Ossia la nostra storia è già scritta, io penso addirittura già vissuta, e la mia amica e socia Laura Toni mi dice che ci sono altri folli come me che hanno fatto analoghe affermazioni in giro nei secoli nel colto percorso della storia della filosofia.

Io filosofo non sono, ma decenni di osservazione astrologica mi dicono che “liberi liberi in fondo non siamo mai stati”, come dice il mio filosofo contemporaneo di riferimento, il mio conterraneo Vasco. Allora, sto scrivendo queste righe giusto per tenere in esercizio le dita?
No, in realtà un sistema c’è, ma non bisogna dirlo ad alta voce, o almeno accertarsi che il destino o uno dei suoi emissari sia in circolazione, o almeno sia distratto.
Inutile mettersi contro gli Dei, affrontandoli di petto finirai sempre schiacciato. Ma non è nemmeno possibile ignorarli e fingere che non esistano. Ci sono, vivono e lottano insieme a noi, a volte contro di noi. Allora?
L’unico sistema per scardinare il tracciato già scritto è a mio avviso immergersi in esso, dialogare davvero con le parti che ci compongono, senza fare orecchie da mercante né farsi sconti su nostre eventuali o probabili imperfezioni né idealizzarsi volendo deformare a piacimento la propria realtà. La presa di coscienza può aiutare a non farsi fottere dal destino. A quel punto sarai in grado di cavalcare quel due per cento di non scritto, creando una sorta di mutazione astro-genetica capace di farti vivere in maniera del tutto differente il tuo essere, pur essendo composto alla stessa identica maniera, perché non cambi la posizione dei pianeti, come non puoi mutare il DNA. Eppure, recenti studi della NASA hanno dimostrato che se separi una coppia di gemelli omozigoti, lasciandone uno a terra e l’altro spedendolo nello spazio per qualche mese, al ritorno il loro DNA non sarà più identico anche se lo sarà in gran parte, dando il via forse anche a differenti prospettive.
Perché cambiando prospettiva puoi probabilmente fottere il destino, senza che se ne accorga. La marchesa von O. si è fatta fottere dal destino, ma avendo accettato il dono che le ha portato, un figlio, ha a suo modo ingabbiato il destino che l’ha ingravidata, obbligandolo alle sue responsabilità.

L’astrologia, che è il quadro più completo della vita di una persona e delle sue prospettive future, ci dice come, quando e perché. Sapendolo, e non cercando di andare contro il volere degli Dei, può diventare uno strumento unico per fare “Ciao ciao” al fato stesso.

Basta volerlo. Mi raccomando: che gli Dei, ossia i pianeti che compongono il nostro Tema Natale, non lo scoprano!


PS: Visto che credo poco al caso, mi accorgo che le due storie che ho citato, una cinematografica l’altra letteraria, sono venute al mondo nello stesso anno, il 1976. Non so il come e il perché, ma forse il 1976 ha qualcosa a che vedere con il mio bisogno di fottere il destino. Oppure no, non lo sapremo mai…  

 

 

Questo studio è stato presentato per la prima volta al dodicesimo Congresso d’Autunno di astrologia morpurghiana, il 16 ottobre 2022 a Milano.




 

Dicembre 2022.



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