LA ROTTA DI ULISSE

 


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Lezioni di astro-logica – capitolo tredicesimo

Nella mia fine c’è il mio principio – Infine, l’infinito

La dodicesima casa e i Pesci

di Massimo Michelini


Siamo giunti all’ultima delle lezioni di astro-logica, la fine di un ciclo, del ciclo. Con questa serie di articoli ho voluto fare soprattutto una carrellata a volo di uccello, per vedere dall’alto come può essere usata l’astrologia in funzione conoscitiva. Di certo si sarebbe potuto dire molto di più, e penso di raccogliere e ampliare fra qualche anno questi studi in un libro, forse l’ultimo della serie del Manuale di astrologia. In questa serie di scritti mi interessava soprattutto accennare alla possibilità di usare l’astrologia in forma logica. Se qualcuno pensa che abbia dato di matto, non sarà né il primo né l’ultimo a giudicarmi male, chi anticipa i tempi spesso viene tacciato di pazzia. Detta in tutta onestà me ne infischio, come il Rhett Butler di Via col vento. Forse un po’ pazzo lo sono davvero, non lo escludo e penso che il confine tra normalità e follia spesso sia davvero sottile, quasi impercettibile. Poi, involontariamente, ho tracciato una premessa alla dodicesima casa e ai Pesci.
Un lungo pippone, che può servire appunto a introdurre l’argomento di questa ultima lezione, incentrata sulla fuga verso l’oltre, sulla fine di un ciclo, verso un nuovo inizio ancora non delineato e chiaro. Del resto, le linee, i confini, le classificazioni appartengono soprattutto alla casa e al segno opposti, la sesta e la Vergine. Come ho già scritto più di una volta, la dialettica sesta dodicesima riguarda soprattutto il finito e l’infinito, in un caso per indicare il fine, ossia a cosa serve una determinata cosa o azione (la sesta) e nell’altro la fine, intesa come chiusura di un cerchio (la dodicesima). Cambia il genere dell’articolo, ma si parla dello stesso argomento visto da due punti diversi. In qualche modo quello che facevano un tempo i sarti, rivoltavano o rigiravano i vestiti per evitare che si vedesse che si stavano consumando. Da un lato la sesta, dall’altra la dodicesima.

I più giovani non lo sanno e io di certo non faccio parte della categoria, ma un tempo era uso comune. Non c’erano molti soldi e un abito andava sfruttato all’osso. Quindi anzitutto si comprava una buona stoffa che garantisse durata e resistenza, e già si prevedeva che dopo qualche tempo si sarebbe portato il vestito dal sarto per rigirarlo, e riportarlo a nuova vita.
Lo Zodiaco non lo compri ma lo trovi già fatto, e ha un davanti e un didietro, e due parti, una per verso, che, nel momento in cui si sta logorando, viene in automatico rigirata dall’altro lato. Risultando in qualche modo nuova, e funzionale al punto del viaggio, e della circonferenza zodiacale, che stai attraversando.
In qualche modo quindi i segni e le case opposte somigliano ai cappotti e alle giacche rivoltate di un tempo, ossia sono l’altra faccia della medaglia che consentirà a una funzione di avere nuova vita. La dodicesima, come tutte le altre case, non può infatti che far parte di un ciclo e ciascun ciclo, come le ruote di una bici, vorrebbero rotolare in eterno, senza fermarsi mai. Certo qualcuno potrebbe obiettare che sia il cappotto rigirato sia le ruote di una ciclo prima o poi si consumeranno e saranno da buttare. Nessuno lo nega, ma entrambi mi sembrano una metafora efficace di continuità.

Eppure molti pensano che la dodicesima sia la fine reale se non del tutto di certo della vita umana. I Pesci, segno cosignificante, per contro non si spaventano affatto e, se osserviamo i nativi, ci accorgiamo che in realtà, nonostante le tante paure che li permeano, sono sempre pronti a ripartire, superata un’ansia o un pericolo. La paura per loro, a ben vedere, è uno strumento di tutela emotiva perché sanno di affrontare spesso nuove sfide a cui non vogliono sottrarsi, anzi le bramano.

I Pesci e la dodicesima casa scrutano l’orizzonte, o il cielo stellato, interrogandosi su cosa c’è laggiù dove non vedono, oltre la loro visuale. Guardano talmente oltre che sono pervasi da curiosità mistiche, fiduciosi che un ordine universale ci sia, e li proteggerà sempre. La fine di questo ciclo vitale non rappresenta di solito per loro la fine del tutto e quasi sempre, salvo i casi di atei incalliti, pensano che l’esistenza, la loro e quella di tutti quanti, proseguirà in un altro luogo, migliore di questo. Dove spesso potranno godere delle gioie di cui non hanno goduto su questa sfortunata terra. Anche il Pesci Albert Einstein, pur se in termini di fisica, di un continuum spazio-temporale.

A volte i Pesci sono a un passo dal confine1 estremo sul piano fisico o su quello psicologico. Tanto che la dodicesima casa riguarda anche le situazioni di malattia del corpo o della mente, e la casa presiede i luoghi in cui vengono confinate2 le persone che escono dalla norma rappresentata dall’opposta sesta casa. Siamo quindi nell’asse della normalità-anormalità, della fissazione a regole precise da una parte (l’Y in domicilio primario nella Vergine e nella sesta) e della volontà di trasformare la realtà in una maniera ancora indefinita (Nettuno dei Pesci e della dodicesima, il pianeta opposto e complementare di Y). La regolarità rassicura ma paralizza, l’irregolarità spaventa ma elettrizza, fa voglia di andare oltre. Perché arrivati alla fine di un ciclo, muori o passi appunto oltre. Dove non si sa, in qualche modo si affronta un salto nel buio.
Intendiamoci, anche se la tradizione astrologica ammanta la dodicesima casa di una fosca nomea, se analizziamo i pianeti dei cosignificanti Pesci troviamo in domicilio base Giove, il pianeta della fortuna. Puoi andare incontro al disastro se hai dalla tua la fortuna? No di certo, tanto che i fedeli delle varie religioni hanno sempre fiducia (in questo caso la parola rimarca appunto una delle caratteristiche di Giove, la fede, il credere ciecamente) che un’entità superiore o un ordine cosmico proteggerà i seguaci della religione seguita. Per chi volesse approfondire la questione da un punto di vista astrologico. Uno dei miei primi studi riguardava appunto la religione, ha ormai vent’anni ma è ancora di stretta attualità perché analizzai una manifestazione che struttura la psiche dell’umanità.3

Come è ben noto anche a chi non si occupa di astrologia, prendo atto che, affrontando il pensiero della fine, la mente umana ipotizza o favoleggia un’esistenza ulteriore che le consenta di rimandare o escludere una morte definitiva (se mi si consente l’uso di un’apparente contraddizione logica). Per affrontare l’oltre ci si affida a dogmi (entrambi propri di Giove) che non hanno bisogno di una verifica critica (l’esilio di Mercurio nella Vergine).
L’affacciarsi verso l’oltre proprio della dodicesima è improntato a una grande emotività (la Luna esaltata nella casa) in cui l’oggi cede il passo al pensiero dell’ieri e del domani, come vuole la Luna che non sa fissarsi sul presente e vaga emotivamente avanti e indietro, a differenza di quanto fa l’opposto Urano che si concentra sul qui e ora. Proprio per questo le moderne tecniche di psicoterapia che cercano di ridurre e contenere i sintomi dell’ansia invitano con varie modalità a concentrarsi sul presente, sull’attimo presente perché se la mente continua a vagare rispetto al rimpianto o si tuffa nel timore del futuro si stenta a contenere i sintomi ansiosi.
Così l’umanità e il singolo, quando hanno percorso i dodici segni e le dodici case tendono per l’influsso della Luna a vagare in forma ansiosa temendo quello che verrà e ancora non conoscono. Inoltre, lo sguardo sul “dopo”, su quanto ci sarà alla fine del ciclo, sembra a volte un film di fantasia, o fantascienza. Non si pensa in maniera pragmatica e logica, come vorrebbero l’opposta Vergine e la sesta casa, ma si immagina un futuro vago, confuso4 che sembra un po’ una rappresentazione onirica, dove è possibile tutto e il contrario di tutto. Come spesso fanno i Pesci, maestri di distrazione e di rifiuto dalla realtà contingente, di sentimentalismo confuso, di preveggenza a volte geniale, a volte capaci di credere come vere le più grandi assurdità.

Hanno paura di tutto i Pesci, eppure non riescono a staccare lo sguardo da quello che sarà, che verrà dopo, che non si può conoscere se non tramite un gesto di fede o tramite l’immaginazione. Spesso stravolgendo la coerenza del quotidiano e la sua logica consolidata.

La dodicesima e i Pesci governano quindi chi va oltre per scelta o destino, perché si è ammalato in maniera irreversibile, perché ha dato di matto e viene ricoverato in apposite strutture, perché rappresenta un pericolo per il contesto civile, perché cerca la fuga nella droga e finisce poi in una comunità di recupero o muore per overdose su un marciapiede, perché predica nel deserto e non viene ascoltato. Magari verrà capito solo dopo che è morto, e assurgerà a gloria postuma, perché la massa simboleggiata dalla sesta casa solo allora lo avrà riconosciuto come precursore, a volte come genio.
Certo non è semplice andare contro corrente e infischiarsene della mentalità comune. Aiuta in tal senso l’abito che forse non forgia le caratteristiche psicologiche e comportamentali, ma almeno consente di distinguere e catalogare chi siamo. Così, prendendo in prestito le norme dell’abbigliamento dell’opposta sesta casa, la dodicesima fa sì che i gruppetti minoritari tendano a vestirsi allo stesso modo, per riconoscersi tra di loro ma per lanciare anche un messaggio a chi è diverso da loro. In qualche modo l’abito dà rassicurazione, facendoti vestire da hipster, da arancione, da monaco cistercense.

Non è semplice essere diversi e atipici, e non rifiutare di esserlo. Vieni isolato, fuggi oltre, non riesci a trovare pace in un luogo, in una relazione, in un contesto civile. Sei un paria, un alieno, un corpo estraneo alla società e puoi vivere come il peso insopportabile di essere diverso. Come accadde al mio mito Arthur Rimbaud, che cito almeno due volte al giorno e resta un esempio inarrivabile per quello che dichiarò essere lo stravolgimento dei sensi, quando aveva nemmeno vent’anni. Poeta immenso e rivoluzionario autentico, se ne andò di casa a sedici anni per fare il poeta, anzi il poeta veggente, come dichiarò egli stesso con rara consapevolezza e audacia:
«Io dico che bisogna essere veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente attraverso una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi. Tutte le forme d'amore, di sofferenza, di follia; egli cerca se stesso, esaurisce in sé tutti i veleni, per non serbarne che la quintessenza. Ineffabile tortura in cui ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovrumana, nella quale diventa fra tutti il grande malato, il grande criminale, il grande maledetto, – e il sommo Sapiente! – Poiché giunge all'ignoto! Avendo coltivato la sua anima, già ricca, più di ogni altro! Egli giunge all'ignoto, e anche se, sconvolto, dovesse finire per perdere l'intelligenza delle sue visioni, le avrebbe pur sempre viste!»5
A sedici anni appunto fugge a Parigi, partecipa all’esperienza rivoluzionaria della Comune nel 1871, ha una relazione tempestosa con Paul Verlaine, che gli spara a Bruxelles quando Rimbaud tenta di lasciarlo, smette di scrivere poesie prima dei vent’anni, dopo aver dato vita a versi tra i più belli di tutti i tempi, comincia a vagabondare per il mondo, si arruola come mercenario, finisce a fare il mercante di armi e forse di schiavi in Africa, si ammala di un tumore alla gamba, che gli viene amputata, prima di morire a soli trentasette anni appena tornato in Francia per farsi assistere dalla famiglia.


 

 

 

 

 

 

 


Bilancia ascendente Bilancia, quindi con ogni casa nel segno opposto dove dovrebbe essere6, Rimbaud aveva un tema natale complesso, come è normale che sia per i grandi rivoluzionari, nell’arte e nel pensiero. Con un Sole sofferto, in prima opposto a Plutone e quadrato a Giove,
E con una casa dodicesima occupata da Luna e Venere, a significare una sensibilità differente dalla norma, visionaria ma al tempo stesso lucida (la Bilancia) ed estetizzante (sempre la Bilancia). Dove si inseguono ideali astratti e la poesia diventa la momentanea salvezza dalle brutture del mondo. A ribadire la diversità e inquietudine, c’è anche Nettuno in Pesci in quinta casa, quadrato a Marte in Sagittario, oltre a vari altri aspetti che non sto qui a elencare. Come a dire, c’è una vitalità incontenibile, sfuggente, imprevedibile, incontenibile sul piano geografico e intellettuale. Figlio di un inquieto militare e di una proprietaria terriera bigotta e borghese, Arthur Rimbaud fuggì dalla campagna tra Francia e Belgio. Trovò la poesia, lo sregolamento dei sensi, la politica, ma nulla gli bastava.
Fuggì dall’Europa, fuggì da se stesso – del resto aveva dichiarato “Io è un altro” – e solo la precoce morte riuscì a contenere la sua ansia di libertà e diversità e a fermarlo.
Diventò in seguito un mito e resta immortale. Era andato oltre, ed era involontariamente riuscito a restare nei cicli vitali successivi. La vita e la società del suo tempo gli stavano troppo stretti.

Questo studio è solo una goccia nell’oceano del tutto, guarda caso governato da Nettuno. Se tenti di descrivere le simbologie dell’oltre e della fine vieni trascinato dalle correnti di pensiero (ancora Nettuno), che vanno dove l’immaginazione le sospinge. Così pensare alla fine ti impedisce di capire davvero il fine, lo scopo, l’utilità. Peculiarità che appartengono alla sesta e alla Vergine. La dodicesima e i Pesci vanno invece oltre, a volte sporgendosi troppo e naufragando nel mare magnum dell’inverosimile, dell’assurdo, della incoerenza logica. Chissenefrega, in fondo, nessuno può avere una reale certezza sull’oltre. Le certezze appartengono a Y.
Qui, alla fine di un ciclo, si va oltre, e non è dato sapere dove o come. Meglio affidarsi allora al Sommo Poeta che narra l’ultimo viaggio dell’Eroe che dà il nome al mio sito. Un nume tutelare, un faro nell’oscurità.

“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".

Li miei compagni fec’io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti;

e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.

Tutte le stelle già de l’altro polo
vedea la notte, e ’l nostro tanto basso,
che non surgëa fuor del marin suolo.

Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto da la luna,
poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo,

quando n’apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avëa alcuna.

Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;
ché de la nova terra un turbo nacque
e percosse del legno il primo canto.

Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,

infin che ’l mar fu sovra noi richiuso".7


 

 









Infine, non c’è un appuntamento al prossimo mese. Mica chiudo il sito, altri scritti e altre direzioni inattese verranno seguite ma un ciclo è finito. Quali lo scoprirete a breve. Anticipo solo che a dicembre ci sarà una tappa intermedia, le novità vere arriveranno a gennaio, con il nuovo anno.



N.d.A. : Alcune delle riflessioni esposte nell’articolo sono ricavate da discussioni e indagini sull’argomento nel mio gruppo Rotte e approdi - Gruppo di astrologia dialettica morpurghiana8, da me creato e gestito.



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Per informazioni: massimomichelini1@virgilio.it o edizionigagliano@gmail.com

 

1 Ancora una volta parlando di questo genere di cose, anche nelle parole usate torna la parola fine. Con-fine ha appunto questa origine:  https://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/confine/
2 Guarda caso, uso ancora la stessa parola, e uso quella giusta.
3 https://www.larottadiulisse.it/studi/mist.html
4 Anche la confusione è un tipico valore nettuniano. Ci si confonde infatti nel doppio senso di sbagliarsi ma anche di fondersi insieme all’universo. Nel momento in cui ti fondi, elimini in automatico il senso critico, come è richiesto ad esempio per tutti i religiosi acritici o fanatici.
5 https://it.wikipedia.org/wiki/Lettera_del_Veggente
6 L’ordine canonico sarebbe, in linea teorica, la prima casa in Ariete, la seconda in Toro e così via. Un ascendente Bilancia invece ha una prima in Bilancia, ovvio, una seconda in Scorpione eccetera, a significare una visione del mondo spesso in contrasto con la mentalità corrente.
7 https://it.wikisource.org/wiki/Divina_Commedia/Inferno/Canto_XXVI
8 https://www.facebook.com/groups/198516613553915/

 

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novembre 2022


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