Clyde Barrow — Vivere
e morire ad alta velocità
Negli
annali criminali Usa non ci sono probabilmente nomi più noti
di quelli di Bonnie Parker e Clyde Barrow, vere icone dell’immaginario
collettivo romantico che li ha trasformati in novelli Romeo e Giulietta
della mala. Tra il 1930 e il 1934, negli anni successivi alla Grande
Depressione del ’29, i due amanti, assieme ai loro complici,
scorrazzarono nel sud degli Stati Uniti lasciandosi dietro una lunga
scia di sangue. Durante le loro scorribande uccisero almeno una dozzina
di persone, la maggior parte agenti ma anche semplici individui, insomma
dei poveracci come loro. La loro carriera criminale consiste in una
serie di rapine a malapena riuscite – il bottino più
sostanzioso raggiunse a malapena i 1500 dollari – in squallidi
locali, stazioncine di servizio e piccole banche, accompagnate da
una spietata e non necessaria violenza. Il film del 1967 con Warren
Beatty e Faye Dunaway ha contribuito a rafforzare l’alone romantico
che circonda la coppia, ma la verità che li riguarda è
sicuramente meno affascinante della fiction.
Clyde Barrow nasce a Telice, Texas, il 24 marzo 1909 alle 13.50, quinto
degli otto figli di una famiglia povera di agricoltori. A nove anni
finisce alla Harris County School, struttura per ragazzi difficili,
per furto e vagabondaggio, in seguito entra a far parte di una banda
di teppistelli chiamata Square Root Gang. Così lo descrive
Cinzia Tani nel suo libro Coppie assassine (Mondadori 1999,
pag. 157): «Era un ragazzo di bassa statura, dal viso dolce,
con i capelli lisci e scuri divisi in due bande e occhi neri malinconici.
Aveva un carattere mutevole, poteva sorridere e sembrare rilassato
un momento e improvvisamente essere colto da terribili accessi di
rabbia». Alla fine degli anni Venti Clyde inizia a rapinare
piccoli supermercati e stazioni di rifornimento insieme al fratello
maggiore Ivan Marvin, meglio noto con il soprannome di Buck. Buck
è un tipo tutto diverso da Clyde: di carattere apatico e indolente,
trascurato nella persona, grande frequentatore di bettole, a differenza
di Clyde che non beve, adora vestire all’ultima moda, suona
discretamente il sassofono e ha una vera passione per le auto veloci
e le armi.
I fratelli Barrow non tardano a farsi una certa reputazione, e la
polizia inizia a dare loro la caccia. Nel 1928 Buck viene ferito in
una sparatoria a Denton, catturato e rinchiuso nella prigione di Eastham
con una condanna di cinque anni. Clyde riesce invece a sfuggire alla
cattura e diventa uccel di bosco. Le donne gli piacciono, ma dopo
alcune storie deludenti nel gennaio del 1930 la sua vita sentimentale
cambierà totalmente. Conosce infatti, in casa di un’amica,
una ragazza piccolissima di statura e molto graziosa, Bonnie Parker,
nata a Rowena, Texas, il 1 ottobre 1910. Ed è subito amore
da entrambe le parti.
Bonnie, che è sempre stata una scolara diligente, premiata
per i suoi componimenti, ama recitare e organizza insieme alla sorella
spettacoli e festicciole per i bambini, che le piacciono molto. Corteggiatissima
dai ragazzi, a sedici anni sposa un coetaneo, tale Roy Thornton, che
al momento del suo incontro con Clyde sta scontando dietro le sbarre
una condanna di novant’anni per omicidio. Bonnie, che fa la
cameriera in un locale di Dallas, non intende comunque aspettare,
come Penelope, il ritorno del marito, e va a letto con altri. Fino
all’incontro con Clyde Barrow, che le appare come il principe
azzurro in grado di trasformare, con un colpo di bacchetta magica,
la sua vita grigia e piatta.
I due giovani vanno a vivere insieme. Subito dopo Clyde verrà
arrestato per una rapina con scasso e rinchiuso nella prigione di
Waco. Durante una visita al suo compagno Bonnie riesce a passargli
un’arma nascosta sotto le gonne. Lui evade la notte stessa e
fugge nell’ Ohio, ma la polizia non tarda a riacciuffarlo. Clyde
viene rinchiuso a Eastham, un luogo di detenzione infernale, che contribuirà
a rafforzare le sue già notevoli tendenze criminali. Ed è
a Eastham che Clyde uccide il suo primo uomo, Ed Crowder, un detenuto
che aveva fatto la spia rivelando che Barrow aveva giocato d’azzardo,
cosa vietata dal regolamento carcerario. Dopo avere trascorso un periodo
in cella di isolamento Clyde spaccherà la testa di Ed con un
tubo di piombo.
Non sopportando più quell’ambiente infernale, Clyde si
fa segare due dita del piede da un compagno di prigionia, per essere
trasferito in un carcere comune, dalle regole più umane.
Nel frattempo sua madre, Cumie, sta facendo di tutto per far uscire
il figlio dalla prigione. Rivolge perciò una supplica al governatore
del Texas, Ross Sterling. che dice in sostanza: «Vi prego, liberate
il mio ragazzo, vi giuro che in seguito si comporterà bene».
Sorprendentemente, un mese più tardi, nel febbraio 1932, Clyde
lascia il carcere. In questa occasione, narrano le cronache, avrebbe
pronunciato la storica frase «non mi rimanderanno mai più
in galera: piuttosto morto». Come infatti succederà.
È trascorso un po’ di tempo da quando Clyde e la sua
Bonnie si sono visti l’ultima volta. Tornano insieme nel marzo
dello stesso anno, rubano una macchina, come da copione la polizia
li insegue. Clyde, che è al volante, va a sbattere contro un
albero ma riesce a fuggire, mentre Bonnie viene arrestata e si fa
tre mesi di galera. Mentre lei è dietro le sbarre Clyde continuerà
con le rapine. A Hillsboro, Texas, uccide un vecchio di 65 anni per
rubare 10 dollari dalla cassa del suo negozietto di gioielli. Questa
volta sulla sua testa viene messa una taglia di 250 dollari. In seguito
Barrow ammazzerà, per futili motivi, uno sceriffo e il suo
vice in Oklahoma.
Mai però uccide per pura crudeltà. Uccide piuttosto
quanti si sono posti fra di lui e la libertà. La libertà
di rapinare, di stare accanto alla donna della sua vita, di correre
correre e correre ancora in auto lungo le polverose strade del sud
degli Stati Uniti d’America.
Uscita di prigione Bonnie ritrova il suo amante. Alla coppia si unisce
ben presto Ray Hamilton, un loro vecchio amico. Sembra che ognuno
dei componenti del trio abbia avuto rapporti intimi con gli altri
due. Le tendenze omosessuali di Clyde verranno rivelate da W.D. Jones,
inserviente in una stazione di rifornimento, che si unisce al terzetto
nel novembre del 1932. Il mese precedente Clyde aveva ucciso un macellaio
durante una tentata rapina al suo negozio.
Non si sa però se il racconto di Jones sia del tutto veritiero.
Il giovane narrò infatti questa storia quando venne catturato.
Per evitare la sedia elettrica, egli dichiarò che Bonnie e
Clyde lo avevano indotto con la forza a partecipare alle rapine, come
pure ad avere una parte attiva nella loro vita sessuale. Visto che
ormai Clyde Barrow era il “nemico pubblico numero uno”
degli U.S.A., niente di più facile che attribuirgli anche qualche
perversione sessuale.
E arriviamo al 1933. Blanche, moglie di Buck Barrow, il fratello di
Clyde, si rivolge al governatore Miriam Ferguson scongiurandola di
concedere la grazia al marito in carcere: Lei è in attesa del
quarto figlio e non sa più come sbarcare il lunario. La grazia
viene concessa, e una volta libero Buck, con Blanche, raggiunge Clyde
e Bonnie. La banda si dirige a Kansas City, Missouri, e rapina un
banco di pegni. I banditi sfuggono per un pelo a una trappola tesa
loro dalla polizia nei pressi di Joplin, Missouri, ma nella sparatoria
perdono la vita due agenti. Dopo il fattaccio di Joplin la polizia
inizia a incalzare la banda Barrow-Parker con una caccia spietata.
Buck verrà ucciso in un’imboscata a Dexter, Iowa, nel
luglio del 1933. Blanche sarà catturata. Clyde e Bonnie riusciranno
a fuggire per un pelo, ma nella sparatoria che ne seguì Bonnie
rimarrà ferita.
Nonostante avesse sulle sue tracce uno stuolo di poliziotti determinati
a fermare per sempre le sue imprese, la diabolica coppia riuscì
a farla franca fino al 1934, entrando giorno dopo giorno nell’immaginario
collettivo popolare, ammantata da una sorta di aura di innafferrabilità
e invulnerabilità. Aura che si infrangerà solo quando
un loro amico di nome Henry Methvin decide di collaborare con la polizia
per attirarli in una trappola. Una squadra di sceriffi e volontari
istituisce un posto di blocco a Gibland, Louisiana, e attende l’arrivo
della loro macchina. Il 23 maggio 1934 Ray, Clyde e Bonnie cadranno
crivellati di colpi, ben 187, con le armi in mano ma senza avere sparato
un solo colpo.
Avevano rispettivamente 25 e 23 anni e avevano seminato il panico
in un’intera nazione. Avrebbero voluto essere sepolti insieme,
ma i familiari di entrambi si opposero. Clyde riposa accanto al fratello
Buck in un piccolo cimitero nella parte ovest di Dallas, Bonnie in
un altro nella parte nord.
Giuliana Giani
Un
Ariete celebre di tutt’altra tempra rispetto a Clyde Barrow,
Franco Battiato, in una delle sue indimenticabili canzoni tesse l’elogio
del “vivere ad alta velocità”. Fu esattamente quello
che Clyde portò alle estreme conseguenze nella sua breve vita.
Fin da giovanissimo, spiegava così agli amici il fatto che
in auto non si fermava ai semafori rossi e tantomeno alle sirene della
polizia che cercava di arrestarlo: «È più facile
correre che spiegare».
L’Ariete ha spesso un carattere primario, cioè istintivo,
impulsivo, “infiammabile”, renitente a impiegare logica
e ragionamento nei propri comportamenti. O meglio, è attento
soprattutto – e nei casi peggiori solo – alle proprie
logiche e ai propri bisogni. Gli altri sono spesso visti come nemici,
o potenziali ostacoli, sul cammino del raggiungimento della felicità.
Impiegando il gergo psicoanalitico, il primo segno dello Zodiaco,
governato da Marte, ha un carattere fallico, maschilista e tendenzialmente
aggressivo. Per tali motivi i nativi hanno una venerazione per le
armi e per le automobili, entrambi totem interiori di chi è
improntato dall’aggressività marziana. Non per nulla
molti piloti di Formula Uno hanno forti valori Ariete o un Marte molto
stimolato. A questi istinti certo non sfuggiva Clyde Barrow, che anzi
ha forse incarnato al meglio (o al peggio, se esaminiamo la questione
da un punto di vista morale) alcune delle caratteristiche peculiari
dell’Ariete.
Clyde, cosa paradossale per un bandito come lui, possedeva anche il
rispetto della gerarchia e dell’autorità, tipico dei
nativi del segno. Nutriva infatti una profonda considerazione nei
confronti dei poliziotti, nonostante fossero i suoi nemici “naturali”,
e quando ne uccise qualcuno lo fece soltanto per garantirsi la fuga.
In altri casi li prese invece in ostaggio, senza però torcere
loro un capello, e liberandoli appena si riteneva fuori pericolo.
Tanta durezza è astrologicamente dovuta al Marte in Capricorno
che troviamo nel suo tema natale: spietato, lucido, determinato ma
nient’affatto inutilmente crudele. È il Marte di chi
non sa cosa sia la pietà verso gli altri, che vuole anzi dominare
ad ogni costo. Ma non si diverte nemmeno nel vedere soffrire le sue
vittime, perché non ha in sé i germi di quella perversione
chiamata sadismo. In Clyde la spietatezza è inoltre rafforzata
da una strettissima congiunzione di Marte a Urano, che gli garantiva
una terribile efficienza nell’esecuzione dei suoi piani criminali.
Ma, c’è sempre un ma…
Nel caso di Clyde quel “ma” ha nome Nettuno che, nel suo
oroscopo, si oppone dalla dodicesima casa a Marte e a Urano in sesta.
Nettuno può portare grandi inquietudini, dubbi esistenziali
anche nel più granitico dei personaggi, come pure strane fantasie
in ambito sessuale. Fantasie rafforzate dal trigono che la Luna in
Toro manda a Marte, mentre il quadrato che Plutone in Gemelli a Venere
in Pesci rafforza una certa tendenza al sesso contorto e appassionato.
Se nel suo tema natale non ci fosse stato quel Nettuno “storto”,
probabilmente Clyde non avrebbe cercato inutili rischi. Si sarebbe
forse accontentato di portare a segno i suoi colpi e di mettere in
tasca il malloppo racimolato. Ma non poteva andare in altro modo:
così era fatto e la sua fine fu la logica conseguenza delle
sue azioni.
Per il bandito, nonostante la spietatezza e la feroce determinazione,
restava sempre una singolare nostalgia per il focolare domestico,
una difficoltà a recidere le radici familiari, caratteristica
che aveva in comune con la sua amatissima Bonnie. Infatti, anche dopo
avere già compiuto numerosi omicidi e sparso un lago di sangue,
Clyde sentiva la necessità di vedere la madre, che incontrava
escogitando stratagemmi per eludere la sorveglianza delle forze dell’ordine.
Inoltre i poliziotti che li inseguivano si accorsero che i tour criminali
della banda si svolgevano in un percorso circolare, toccando vari
stati del sud degli USA, ma al centro c’era sempre Dallas, la
città dove vivevano le famiglie della coppia diabolica, che
qui verrà poi sepolta.
Sembra quasi che la voglia di fuga non riuscisse a realizzarsi davvero
e per sempre, proprio per un attaccamento troppo forte al territorio
natale. Nell’immaginario popolare l’assassino torna sempre
sul luogo del delitto, ma nel caso di Barrow e della sua banda non
riuscivano ad allontanarsi troppo dai confini della propria terra,
forse perché rappresentava per loro una sorta di centro interiore.
E la giravano in tondo, come fa la luna in cielo. E la Luna rappresenta
l’infanzia, la madre, la terra natia. Ma anche la donna, in
questo caso la dolce e spietata Bonnie, dalla quale Clyde non riusciva
a staccarsi e che, a sua volta, non riusciva a staccarsi dal bandito.
La loro era un’unione fatale, un’attrazione irresistibile
tra opposti e complementari, come sono nello Zodiaco l’Ariete
e la Bilancia, i loro segni natali. Colpa principale di Bonnie fu
forse l’attrazione irrefrenabile per Clyde, l’amare ciecamente
quel ragazzo spietato e irrazionale e assecondarlo nelle sue follie
omicide. Nel caso di Bonnie la mancanza di un’ora di nascita
precisa impedisce all’astrologo di formulare una diagnosi certa
sul suo caso.
Per Clyde, invece, la difficoltà a separarsi dal territorio
natale è certamente riconducibile all’opposizione tra
Giove in Vergine e seconda casa a Mercurio in Pesci. Ma anche la stimolatissima
Luna in Toro e decima casa fa la sua parte, impedendogli di allontarsi
dai suoi luoghi, facendolo legare a una donna forte e dominante, dandogli
anche un deciso velleitarismo nelle sue scelte esistenziali. Clyde,
inoltre, anche se quasi infallibile nell’esecuzione dei suoi
crimini, era pur sempre un Ariete, impulsivo e scarso programmatore
del proprio futuro. E forse sottovalutava troppo l’intelligenza
degli altri, come la capacità di tendergli trappole.
Infatti nemmeno la congiunzione di Saturno al Sole poteva renderlo
scaltro più di tanto. Gli conferiva invece solo una grande
voglia di potere, quella che ne fece il capo di una banda famigerata.
E la testa (o capo, detto in altri termini) è, guarda caso,
la parte anatomica governata dal primo segno dello Zodiaco. Questa
congiunzione rafforzava anzi il suo lato testardo, irriducibile e
incapace di mediare: voleva il potere sulla propria vita, non importava
a quale costo.
In aggiunta a ciò, il rapporto astrale positivo tra Mercurio
in Pesci e ottava casa e Nettuno in Cancro in dodicesima accresceva
in modo esponenziale la sua irrequietudine e voglia di fuga, sul piano
mentale e su quello fisico, ancor più di quanto non succeda
a un Ariete tipico, che fa sempre un’estrema fatica a restare
fermo. Clyde amava la musica e non si separava mai dal suo sax (come
pure dalle armi, per la verità) e aveva in sé una grande,
immensa, irrefrenabile voglia di fuga, dettata anche da Mercurio e
Venere in Pesci. Entrambi i pianeti subiscono però freni da
altri corpi celesti (Mercurio da Giove e Venere da Plutone).
Ripercorrendo la storia di Clyde Barrow incontriamo una serie infinita,
e tutto sommato ripetitiva, di evasioni dal carcere, imboscate delle
forze dell’ordine, alle quali scampa sempre per un pelo, rapide
e abilissime inversioni a U con l’auto quando all’orizzonte
si profilavano macchine della polizia. Certo, alla fine fu ucciso,
ma come poteva finire diversamente? Lui voleva fuggire ma poi tornava
sempre lì, dove già aveva versato tanto sangue.
Il fatto è che Clyde, come del resto Bonnie, era fondamentalmente
un pessimista, uno che non credeva alla possibilità di vivere
un’esistenza serena, godendosi tranquillamente i beni terreni,
e questo a causa di un brutto Giove in Vergine che portava a valori
minimi l’ottimismo. Barrow prendeva quello che voleva in un
determinato momento, imbracciando il mitra, ma non sapeva costruire
un bel nulla per il proprio futuro. E probabilmente sfogava la sua
malinconia suonando l’inseparabile sax. Si sentiva ed era sfortunato,
quasi avesse sempre saputo che non avrebbe superato i turbamenti ormonali
e caratteriali dell’adolescenza e della prima giovinezza. Del
resto, come recita l’adagio popolare, gli eroi non muoiono sempre
giovani? E Clyde Barrow fu davvero un eroe, sia pure dalla parte sbagliata
della barricata: quella del crimine.
La sentenza del Tribunale astrologico
Tanto impulsivo da infischiarsene di ogni regola morale, violento
e incapace di osservare qualsiasi ordine, se non quelli dettati dal
proprio desiderio del momento, Clyde ha cercato, forse inconsciamente,
una punizione per i crimini commessi. Perché anche l’Ariete
più egocentrico in fondo è un grande moralista e dentro
di sé sa che, se ha sbagliato, merita un castigo. Ma Clyde
non avrebbe mai accettato di finire i suoi giorni a marcire in galera
o sulla sedia elettrica. Lui voleva morire da Ariete, con le armi
in pugno, e in modo rapido, perché non aveva tempo da perdere.
E voleva inoltre poter gridare al mondo, dando l’addio alla
vita, che dei suoi 25 anni era riuscito ad assaporare fino in fondo
ogni singolo istante.
Massimo Michelini
Questo articolo è apparso per
la prima volta sul numero 2 di M-Rivista del mistero, nel
dicembre 2006.